Se vi ricordate, qualche tempo fa vi abbiamo raccontato il lavoro che stiamo facendo per aggiornare il “motore” di Anobii. Un lavoro che è un po’ più complicato di quanto non ci aspettassimo, ma che sta andando avanti il più rapidamente possibile.
Tuttavia, non stiamo facendo solo questo. Circa l’80% della navigazione nei siti web come Anobii ormai avviene in mobilità e ripensare l’esperienza d’uso sui telefonini è il minimo. Ci sono tantissime cose da tenere in considerazione: dalle modalità di interazione al funzionamento del motore della app, dalle possibilità che l’attuale struttura di Anobii consente alla progettazione di nuove modalità di interazione e uso, che saranno disponibili quando sarà aggiornato anche il resto del sito.
Chi si occupa di coordinare tutto questo lavoro, ed ha anche la responsabilità della realizzazione dell’interfaccia utente, è Marco Corti, il product manager di Ovolab, la casa madre di Anobii, dedicato a questo progetto.
Marco ci accompagnerà in questo viaggio che abbiamo preparato in tre puntate: la prima, che pubblicheremo tra pochi giorni, servirà a spiegare come si progetta una app dal punto di vista dell’interazione utente. È fondamentale, ovviamente, ma è solo la parte che si vede, Se vi piace come metafora, è il ristorante dove si vuole passare una serata in compagnia, in un ambiente piacevole e funzionale.
Poi, rimanendo sempre nella nostra immagine del ristorante, c’è la cucina, cioè la parte “invisibile” della app, che invece vedremo nella seconda puntata. Costruire una cucina, cioè le fondamenta di una app come quella di Anobii (o di qualunque altra app per un servizio online) è un po’ più complicato perché, più che i modi con i quali gli utenti interagiscono con le informazioni, bisogna organizzarne la logica e la disponibilità. Quali sono le funzionalità che devono essere accessibili più rapidamente? Quali verranno usate più di frequente? Cosa funziona quando la app è online e cosa invece quando è offline? Quali funzioni mettere subito e quali aggiungere un po’ per volta? Sarà un viaggio interessante, vedrete.
Infine, la terza e ultima puntata tocca un altro aspetto, che è quello che rende la vita dei programmatori interessante: il test, le versioni preliminari, e la messa in produzione, cioè la distribuzione della app. È sempre una fase delicata perché il lavoro di creazione di un software – app o altro – è fatto al 20% di scrittura del codice e all’80% di rifinitura ed eliminazione dei bug, delle immancabili imperfezioni che bisogna individuare con certosina pazienza e far fuori una ad una. Dopotutto, anche per chi scrive (come me, in questo caso) la parte in cui si mettono le idee sulla carta è solo l’inizio rispetto alla correzione, riscrittura e limatura del testo. Lo sapevano anche gli antichi romani: ricordate il “labor limae” di Orazio?