La ragazza con la macchina da scrivere

Si può parlare di un altro romanzo, sperando che lascerà il segno come il precedente? Secondo me sì.

L’anno scorso quando ha esordito con il suo L’annusatrice di libri, la torinese Desy Icardi, che è laureata al Dams in “teatro d’animazione” e nella vita fa la formatrice aziendale, la cabarettista e la copywriter, ha colto nel segno. Il suo libro è stato tradotto in quattro lingue ed è finalista all’European Union prize for literature. Soprattutto, L’annusatrice è una bellissima storia con protagonista l’indimenticabile Adelina, 14 anni, che vive nella Torino del 1957 con la gelida zia Amalia. Va male a scuola ma ha un talento straordinario: riesce a leggere con l’olfatto. La storia che si dipana da qui, e che coinvolge anche il celebre manoscritto Voynich, è incantata e incantevole, e non voglio certo sciuparla anticipandone i passaggi-chiave. Posso solo dirvi che a me è piaciuta moltissimo.

Adesso Icardi esce con il suo nuovo libro, La ragazza con la macchina da scrivere, che promette (e io spero fortemente sia) ancora meglio del precedente. La storia? Non l’ho letta, ma la racconta ottimamente la quarta di copertina:

La Olivetti MP1 è una macchina per scrivere prodotta a Ivrea dal 1931 al 1950. Il progetto è di Riccardo Levi, il design di Aldo e Adriano Magnelli. È conosciuta anche con il nome di ICO. Venne sostituita dalla famosa Lettera 22
La Olivetti MP1 è una macchina per scrivere prodotta a Ivrea dal 1931 al 1950. Il progetto è di Riccardo Levi, il design di Aldo e Adriano Magnelli. È conosciuta anche con il nome di ICO. Venne sostituita dalla famosa Lettera 22

Cosa ricordano le dita? Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi?

Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa.

Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.

La narrazione alla ricerca del ricordo perduto si arricchisce pagina dopo pagina di sensazioni e immagini legate a curiosi oggetti vintage: la protagonista del libro ritroverà la memoria anche grazie a questo tipo di indizi, che appaiono ogni volta in luoghi inaspettati, in una specie di caccia al tesoro immaginaria, tra realtà e fantasia.

Dopo L’annusatrice di libri, sul senso dell’olfatto e la lettura, un romanzo appassionante sul tatto e la scrittura, un viaggio a ritroso nella vita di una donna sulle tracce dell’unico ricordo che valeva la pena di essere conservato.