La seconda giornata del Salone del libro nella sua nuova veste live streaming si apre al meglio, con un bel mix Calvino-Cristoforetti.
Samantha Cristoforetti, prima donna italiana a far parte di un equipaggio dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), come il Marco Polo di Italo Calvino ne Le città invisibili, ci racconta la sua esperienza di viaggio, le sue emozioni, il rapporto con la lontananza.
Come nel suo libro, Diario di un’apprendista astronauta, anche qui si parte da una riflessione di Calvino:
La vita d’una persona consiste in un insieme d’avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme, non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un’architettura interna.
L’esperienza nello spazio di Samantha è stato proprio questo, la chiave di volta che ha dato un senso alla sua vita, al suo apprendistato di donna ed essere umano, come ha raccontato nel corso della diretta web. Nel viaggio che ha portato avanti sinora, Samantha ha imparato a svestirsi dell’irrilevante e non era più solo Samantha, aveva un compito più difficile, rappresentare l’umanità. Tutte condizioni che, se vogliamo, ci ricordano un po’ la nostra quarantena. Anche noi abbiamo vissuto una condizione di isolamento simile a quella dell’astronauta e in molti hanno imparato a liberarsi delle cose meno importanti, riscoprendo quello che conta davvero.
Le similitudini tra l’esperienza in quarantena e l’esperienza da astronauta non finiscono qui ma continuano anche con il concetto di lontananza.
Anche se ci sembra che Samantha sia andata lontanissima, in realtà la sua esperienza orbitante si è svolta a circa 400 km di distanza dalla Terra. E uno dei paradossi è stato che si è avvicinata a molti Paesi che ha visto però solo dall’alto, dallo spazio. Da questo punto di vista la lontananza non fa paura. Vedi la Terra, vedi le nazioni che conosci e che ancora non hai avuto la possibilità di conoscere, ma nello stesso tempo ti senti definitivamente lontana, perché quella distanza non puoi superarla. Non è diverso dalla sensazione provata da molti di noi in quarantena. Fisicamente siamo stati lontani dagli altri, abbiamo dominato la distanza con la tecnologia e abbiamo potuto condividere momenti con le nostre famiglie ed i nostri amici ma, nonostante ciò, eravamo lontani perché la distanza reale non poteva essere superata e il contatto fisico mancava.
Con questa chiacchierata particolare, come tutto il Salone di Torino di quest’anno, Samantha ci ha raccontato cosa si vede dallo spazio: per una volta siamo noi “gli altri” che vengono osservati. Si passa dalle distese oceaniche immense, che danno una sensazione di pace ed eternità, agli isolamenti degli atolli, alle nuvole, ai riflessi di luce, al buio, ai tramonti e alle albe ogni 90 minuti, il tempo di un giro attorno alla Terra. E poi si passa alla grandi masse continentali, che sembrano quasi rompere il senso di pace dato dalle distese d’acqua. La Terra mostra i segni che sono stati lasciati dall’impatto dell’uomo, ma soprattutto mostra la forza della natura con le sue montagne, le sue spaccature, segni che sembrano ferite sulle superfici corrugate e strisciate dei continenti.
Come sarà il nostro ritorno al mondo dopo mesi di isolamento? Samantha dice la sua. Si torna cambiati dopo ogni viaggio e questa volta non sarà diverso. Abbiamo vissuto la nostra esperienza e fuori dalle nostre case troveremo un mondo cambiato che ci porterà verso un nuovo equilibrio. Questi mesi però ci potrebbero aver insegnato qualcosa di utile. Magari per rendere il mondo un posto migliore.