Ci sono due foto dell’identico personaggio: il pensatore. In una ha lo sguardo fisso in avanti, posizione chiaramente riflessiva, fronte aggrottata. Nell’altra, anche. L’unica differenza è che in una foto ha in mano un telefonino, nell’altra invece, niente. La conseguenza qual è? Nell’immagine “a mano libera” la figura sta pensando chissà quali pensieri profondi. E per lei un attino pare durare per sempre. Nell’altra immagine il pensatore è perduto su internet, e per lui tre ore volano via che sembrano cinque minuti.
Il libro di Kenneth Goldsmith parla proprio di questo: Perdere tempo su internet. Tre ore che sembrano cinque minuti. Ma siamo sicuri che questo tempo e modo di essere, quandi si va su internet, sia perdere tempo? Internet è diverso da tutti gli altri mass media che hanno preceduto l’epoca del digitale. Non è passivo, anzi ci obbliga a un coinvolgimento attivo che alle volte si trasforma in produzione di contenuti origianli, gli UGC, User generated content, che sono un modo di produzione dal basso studiato nelle università e che fa parte del modello di business dei grandi social (dopotutto, senza i contenuti degli utenti, Facebook, Twitter e Youtube sarebbero completamente vuoti).
Inoltre, internet ci costringe ad essere più sociali, anche se non sempre in un modo positivo o giusto: basta pensare ai forum degli appassionati di teoria della cospirazione, a QAnon. Però il libro di Goldsmith va in una direzione che, per i nostri tempi, potremmo definire atipica: Goldsmith è un ottimista, vede in maniera provocatoria la rivoluzione di internet e ne intuisce un cambiamento della vita delle persone e della loro esperienza che è tutt’altro che scontato o semplicemente negativo.
Con Internet vanno gambe all’aria il concetto di autorialità, di autenticità, di tempo e spazio privato e pubblico. Internet è una stazione intermedia, tra un “vero” e un “falso” che erano stati definiti socialmente e che adesso vengono non solo rimessi in discussione ma anche letteralmente annullati.
Dove ci porterà tutto questo? La lettura del libro di Goldsmith è una lettura piacevole, colta, ricca di citazioni ma facile e scorrevole. Tutt’altro che una perdita di tempo. E va controcorrente in maniera intelligente, non per puntiglio. Una cosa che non fa mai male.