A un certo punto era stato ricordato per essere il padre di Bernardo e Giuseppe, registi più volte premio Oscar. Ma in realtà Attilio Bertolucci è stato un gigante della letteratura italiana contemporanea. Nato a San Prospero Parmense il 18 novembre 1911 e scomparso a Roma il 14 giugno 2000, cioè più di vent’anni fa, Bertolucci è stato poeta ma anche traduttore (di Ernest Hemingway, William Faulkner e Jane Austin, per dire), documentarista, sceneggiatore, critico e molto altro. Una figura ricca sempre capace però di una scrittura semplice e complessa al tempo stesso. Giudicato il più abbordabile e disponibile tra gli intellettuali italiani è ricordato soprattutto per un’opera unica nel panorama letterario italiano.
Si tratta di La camera da letto, unico nostro romanzo in versi, pubblicato originalmente in due parti distinte (la prima nel 1984 e la seconda nel 1988) che è al tempo stesso diario, biografia, cronaca ed epopea di un’epoca. È gradioso perché, come ha scritto Pietro Citati all’epoca, “nessun poeta ha mai osato scrivere con sfrontatezza tranquilla un poema, lungo come l’Odissea, non sulle imprese degli eroi antichi e cavallereschi, ma sulle vicende della sua vita”. Nessuno come Attilio Bertolucci, appunto, che con quest’opera monumentale e minimalista, oggi ingiustamente trascurata, capace di elevare il teatro umile dell’esistenza al livello della semplice, grande poesia.