Premio Strega 2020: vince Il Colibrì di Sandro Veronesi

Ieri sera si è conclusa la 74° edizione del Premio Strega, un’edizione particolare a 6 finalisti, che, in una Villa Giulia più vuota e silenziosa del solito, ha visto la proclamazione di Sandro Veronesi. Storico bis per lo scrittore, che, con Il Colibrì, si porta a casa il suo secondo Premio Strega dopo Caos Calmo

La vittoria di Veronesi non arriva del tutto inaspettata, erano in molti a darlo tra i favoriti di quest’anno. Il colibrì (La nave di Teseo) si è aggiudicato il Premio con 200 voti, seguito da La misura del tempo di Gianrico Carofiglio (Einaudi) con 132 voti e Almerina (Einaudi) di Valeria Parrella con 86 preferenze. Fuori dal podio restano: Gian Arturo Ferrari  con Ragazzo italiano (Feltrinelli), Daniele Mencarelli con Tutto chiede salvezza (Mondadori) e Jonathan Bazzi con Febbre (Fandango). 

A vincere è una storia di dolore e speranza.

Veronesi ci racconta la vita di Marco Carrera. Cosa accomuna Marco e il colibrì? Il dono dell’immobilità. 

Tu sei come un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere già dove sei. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro.Ed ecco perché starti vicino è così bello.

Marco ha vissuto proprio così, immobile, guardando gli altri andare avanti, rimanendo fermo e risalendo il tempo, andando incontro al tempo perduto. Intorno al protagonista c’è un vero e proprio terremoto di emozioni ma lui riesce comunque a mantenersi fermo. 

Presente e passato si uniscono nel racconto ed è proprio qui che Veronesi mostra la sua bravura nel costruire una trama con frequenti salti temporali. Ogni capitolo è un viaggio nel tempo, nei ricordi e nel presente ma il lettore non perde il filo, riesce a seguire l’architettura del testo.

Pur rimanendo immobile e resiliente, Marco deve scontrarsi con i cambiamenti e il dolore, questo lo porta a sperimentare qualcosa.

“Per andare dove non sai/devi passare per dove non sai”

il verso è di Giovanni della Croce ed è un insegnamento importante per il protagonista. Marco riesce a resistere a tutti i tiri sinistri della vita proprio perché ha sempre un motivo per andare avanti e non lasciarsi andare.

É proprio ripercorrendo la sua vita, i suoi errori, le sue occasioni mancate che Marco capisce che tutto accade per uno scopo, ed è questo che dà un senso alla sua vita e fa capire che un mondo migliore è possibile, anche grazie a lui.

Non si tratta di un libro consolatorio, non si vuole elogiare il vittimismo. Il Colibrì celebra la vita e tutto ciò che comporta: dolori, gioie e cambiamenti. Il tutto per analizzare se stessi, mettersi in gioco e creare un futuro migliore.