È il momento per la natura, questo è il motto della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2020 (World Environment Day). Istituita dalle Nazioni Unite nel 1974 per sensibilizzare alle tematiche ambientali, l’edizione di quest’anno invita a riflettere sulla biodiversità, patrimonio che stiamo deturpando sempre più.
“La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo altrimenti il pianeta non si salva”
– Albert Einstein
La citazione non è certo recente, ma non potrebbe essere più attuale. La scienza lo dice da molto tempo e il pianeta lo sta facendo capire in vari modi: non possiamo più voltarci dall’altra parte e pensare che magari qualcosa cambierà. Non basta più essere consapevoli, bisogna agire; se non ora, quando?
Il mondo dell’arte e della letteratura presta la sua voce alla causa.
A volte sono la natura e i boschi a raccontarci qualcosa, così come possiamo leggere in C’era una volta il bosco di Paola Favero e Sandro Carniel. Dove, partendo dal disastroso evento meteorologico noto come “tempesta Vaia-Adrian”, che ha portato alla distruzione di 42000 ettari di boschi, si analizza il rapporto tra uomo, clima, mondo vegetale ed animale. Qui viene evidenziato l’errore che sta alla base di questo rapporto: considerare l’ambiente che ci circonda non come un tutt’uno con le nostre vite, bensì come una risorsa da sfruttare per trarne beneficio.
Anche Jonathan Safran Foer, dopo Se niente importa, torna ad affrontare l’argomento con Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi.
L’appello di Amitav Ghosh in La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile, che esorta la letteratura a parlare di più dell’ambiente e delle sue problematiche, sembra essere stato accolto da Foer. In questo caso il lettore si trova davanti alle vicende storiche e personali, elenchi puntati, statistiche e cifre per capire meglio come l’ambiente si stia trasformando ad opera dell’uomo. Il libro si traduce non solo in un invito a riflettere ma anche a cercare di fare qualcosa per mettere un punto a questa storia.
Vogliamo veramente arrivare ad una condizione di non ritorno? Ormai siamo messi costantemente di fronte alle conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente. Usiamo allora i libri per documentarci e per cercare di compiere la trasformazione da spettatori passivi ad attori che interagiscono per cambiare il nostro futuro.