Via con il vento, Gone with the wind in originale, ha compiuto ottant’anni ieri. Il film di Victor Fleming prodotto da David O. Selznick e interpretato da una quadriglia di attori di tutto rispetto (Clark Gable, Vivien Leigh, Leslie Howard e Olivia de Havilland) è considerato dalla critica forse non un film bellissimo, ma sicuramente molto riuscito. La storia di Scarlett O’Hara, Rhett Butler e di Tara, la casa padronale nella Georgia, si svolge sullo sfondo della guerra civile americana e delle lotte per i diritti civili. Divenne immensamente popolare, nel 1940 vinse 10 Oscar e a tutt’oggi è uno dei classici di Natale che ricorda, a chi lo vedeva da bambino, emozioni che nel resto dell’anno non si trovano più.
Pochi però hanno letto il romanzo da cui è tratto il film: lo scrisse Margaret Mitchell, nata ad Atlanta (la capitale della Georgia) nel 1900 e autrice semi-sconosciuta, con Via col vento ha segnato il punto più alto della sua carriera. Nato per caso, il libro deve tutto a un incidente che aveva costretto la Mitchell a casa. Lettrice seriale, ogni giorno il marito le portava nuovi libri dalla biblioteca di quartiere sino a che, un giorno, stufo di prendere e riportare decine di libri, non le ha detto: «Santo cielo, Peggy: non puoi scrivertelo tu un libro, anziché leggerne a migliaia?».
Il resto, come si dice, è storia. Per Via col vento Mitchell nel 1936 ha vinto il National Book Award come Most Distinguished Novel of 1936 e il Pulitzer Prize for Fiction nel 1937. E, se non lo avete letto, Via col vento è un romanzone perfetto per le vacanze: di quelli di un’altra epoca, costruito sul palcoscenico del Sud degli Stati Uniti che è stato non solo un luogo geografico ma anche un luogo dell’immaginazione per scrittori e lettori, in un’epoca colorata da sentimenti di amore romantico e onore.