Chi ha voglia di aprire una libreria oggi? E soprattutto, perché? E magari, già che ci siamo, ci possiamo anche chiedere: come si fa? Non sono domande banali: viviamo nell’epoca della grande distribuzione, delle librerie-catene, di Amazon e dell’eCommerce. Aprire una libreria è un po’ una scommessa. Accade però più spesso di quanto non sembri, sia nelle città grandi che in quelle piccole. Sono andato a curiosare in una che sta per aprire adesso a Lodi: per la precisione fa la sua inaugurazione sabato 7 dicembre. I due soci che hanno deciso di farlo sono due “ragazzi degli anni Settanta”, cioè Francesco Gesti e Gianni Rusconi, titolari della libreria Mittel.
Mittel, con l’accento sulla “i” come il prefisso di Mitteleuropa, è una parola che esiste, precisa Francesco, da sempre nel mondo dell’editoria, dell’arte e della fotografia, per quindici anni anni ha lavorato per la libreria del Sole di Lodi che un anno fa ha chiuso. E ha deciso di riprovarci con l’amico Gianni, conosciuto perché tutti e due hanno i figli nelle stesse scuole dai tempi dell’asilo. E così, con l’aiuto delle mogli e di qualche amico, hanno deciso di mettere su una libreria che è anche piccolo bar, o forse un bar che è anche una libreria?
«Vedremo poi con gli incassi», mi dice Francesco, che però scommette tutto sui libri. Ma si corregge subito: «Non mi sembra possibile che stiamo per aprire, anche perché mancano ancora un sacco di cose. Ma apriamo e vediamo. Perché mi sa che è più facile bere che leggere, ma è certo che la nostra è una libreria con bar, non il contrario. La gran parte è per i libri, poi c’è la parte con i tavolini e con il banco».
La vostra libreria è in via Lodino 41, in una zona particolare di Lodi. Me la racconti?
Volevamo andare in altre vie più ufficiali, nel centro di Lodi. Questo dove siamo invece è un passo fuori dal centro, ma è anche uno dei quartieri più antichi, nella parte bassa della città, attaccati al fiume. Qui ci sono Borgo d’Adda e l’altro, dove siamo noi, è la Maddalena. Ruota attorno a una vecchia chiesa del ‘600 dedicata a Santa Maria Maddalena, e alla strada dove siamo noi, via Lodino. Un quartiere malfamato, si diceva una volta, perché qui vicino c’erano i pescatori che vivevano sul fiume, e questo era il quartiere un po’ bohémienne della città. È sempre rimasto tale: la via degli ultimi arrivati, gli immigrati del dopoguerra dal Sud, poi i marocchini, gli arabi, i cinesi, adesso i turchi e i negozi particolari, come quello che vende le spezie, la macelleria islamica, il kebabbaro, quelli che riparano i telefonini, un fruttivendolo molto simpatico. Se vuoi fare un paragone, è Marais a Parigi, l’East End a Londra, o Kreuzberg a Berlino, quella zona della città dove stanno quelli nuovi.
Come mai siete finiti qui? Per caso o per scelta?
Abbiamo cercato a lungo, non trovavamo e poi un giorno abbiamo letto che una gioielleria si spostava e rimaneva il fondo libero, e allora siamo venuti noi. Non ci ha scoraggiato che fosse qui, perché in realtà ci piace di più essere in via Lodino e non in Corso Adda.
Ma l’idea di Mittel com’è nata? Perché una nuova libreria?
È una storia un po’ lunga, un po’ voluta e un po’ per caso. Io per 15 anni, fino allo scorso dicembre, ho lavorato come dipendente nella Libreria del Sole, che c’era a Lodi dai primi anni Ottanta. Poi ha chiuso. Per me che da sempre lavoro con i libri, l’arte, la fotografia e l’editoria, cioè immagini, parole e testo, era impossibile immaginare un posto senza libri. E ho visto la libreria dove ho lavorato pian piano spegnersi e morire.
Come mai?
Era un bel negozio. Molto grande ma non c’erano spazi per sedersi e sfogliare un libro. La mia esperienza di libreria come cliente è completamente diversa, soprattutto all’estero. Quelle che mi sono piaciute di più, più che negozi sembrano stanze di casa fuori casa. È una frase che mi ripeto spesso per descrivere l’atmosfera che vorrei nella nostra libreria.
E poi?
Mentre con Gianni lavoravamo al progetto è uscito un articolo sul Corriere con una intervista a Roberto Calasso, presidente di Adelphi, che parlava ai librai e diceva: bisogna puntare sulla qualità. Sempre secondo Calasso, abbiamo avuto per anni il timore dell’ebook ma è stata una bolla di sapone. Poi abbiamo visto chiudere le piccole librerie a causa dei grandi megastore che librerie non sono più, con magazzini pieni di qualsiasi cosa, e adesso invece stiamo vedendo arrivare la grande ondata di Amazon e del commercio online. E Calasso poi faceva questa previsione: nel mirino di Amazon ci sono i megastore perché è una guerra di magazzini. In questo Calasso vede uno spiraglio perché rinascano le librerie indipendenti, ma diverse dal passato. Delle librerie come club inglesi di fine ottocento, un posto dove passare, vedere chi c’è, bere un bicchiere, leggere il giornale, chiacchierare, magari comprare un libro.
E voi cosa avete pensato?
Che volevamo una libreria piccola, con una scelta di volumi che altrimenti non trovi in giro. A Lodi c’è una Mondadori, un Libraccio enorme e una libreria indipendente che si chiama Sommaruga. Noi abbiamo scelto di essere molto differenti: restare sul piccolo, su produttori ed editori indipendenti, avere in primo piano una scelta di libri, té, caffè e stampe che normalmente fai fatica a trovare. Avremo anche editori maggiori ma mi sono permesso di scegliere non tanto sulle novità e nomi ma su gusto ed esperienza mia.
In che senso?
Ci sono solo alcune collane e solo alcuni autori a me cari. Avremo Adelphi ma non avremo ad esempio Garzanti. Ci tengo ad avere Ippocampo, perché vorrei valorizzare chi lavora con cura editoriale, fino alle scelte di saggistica d’arte, e ad esempio Atlantide, nuovo piccolo editore di Roma che mi piace molto. Pensa che fanno solo 900 copie numerate di ogni libro e poi basta, finisce la tiratura e non ce ne saranno mai più altre. E poi dentro Mittel c’è una saletta per i vinili, dove puoi ascoltarli e se vuoi, comprarli. Così come si può sfogliare un libro e se vuoi, comprarlo.
È uno spazio molto grande?
No, neanche 80 metri quadri. Un piano e una stanzetta sotto di una quindicina di metri, la parte più ritirata. Non abbiamo un magazzino, non abbiamo scorte, ma solo esposizione. Faremo girare le cose il più possibile. E poi faremo degli incontri, più che con gli autori soprattutto con gli editori, insomma sarà un posto vitale, ma particolare. Abbiamo ad esempio scelto una illuminazione che dia una luce serale, e mobili come quelli che ci sono in una casa degli anni sessanta e settanta, per bilanciare con il fatto di essere un negozio anche l’idea di stanza di casa fuori casa. Abbiamo scelto un mobile alla volta, come si fa quando si arreda casa propria.
Il nome ha un logo molto particolare sull’insegna: cos’è?
La cosa che è importante per me è la geografia sentimentale del posto, ed è il logo. Una M con quattro gambe, che in realtà non è il nostro logo. Il nome è capitato per caso, ha a che fare con la via dove siamo: Mittel, come Mitteleuropa, perché questa strada ha qualcosa di Berlino, di Praga, non di altre città come Londra o Parigi. E il nome Mittel è venuto fuori per caso. E poi dopo, quando ci siamo messi a cercare una immagine per fare il logo, abbiamo trovato per caso anche quello della M con quattro gambe, che è una poesia del 1965 di Aram Saroyan, figlio di William Saroyan. Una poesia di un artista visuale, la poesia più breve del mondo, fatta di una sola lettera modificata in questo modo.
Geniale. Ma Saroyan lo sa che la sua poesia è diventata il vostro logo?
Scherzi? Certo. Ci siamo subito chiesti: si può riusare? Mia moglie gli ha scritto una email raccontando l’idea della libreria e lui ci ha risposto dopo un po’ con una lunga lettera in cui ci ha spiegato invece la storia della M e ce l’ha donata: “Mi piace molto la vostra idea”. E ci ha anche raccontato un episodio della sua infanzia che riproporremo più avanti, ma che ricollega il ruolo della libreria alla scoperta della letteratura. La sua M ci è molto cara, è molto importante per lo spirito di questo luogo. Qui vorremmo che la gente passasse, si incontrasse, chiacchierasse, come normalmente si fa nei locali. Però vorremmo che trovassero anche qualcosa di più, dei libri e non solo una forma di intrattenimento. Invece, magari, chissà: qualcosa di più.