Cosa significa la parola “casa”?
Ciascuno di noi potrebbe spiegare la parola casa in molti modi diversi: protezione, tranquillità, sacrifici, famiglia, crescita ma per Martina, la protagonista di “Tutto nella norma” di Gaia Spizzichino, la casa fotografa perfettamente alcuni istanti della vita: c’è la casa dell’infanzia che offre amore e protezione, c’è poi la casa della libertà, la prima casa in cui si vive da soli e si sperimenta la vita, infine c’è la casa con la C maiuscola, la casa per cui si fanno sacrifici e per cui si chiede un mutuo.
Martina ha 34 anni e si sente bloccata in una sorta di limbo. Anagraficamente parlando è un’adulta ma non si sente tale: ha un lavoro che non la soddisfa e non ha ancora fatto grossi passi avanti, serve qualcosa per procedere nella vita, per crescere, per passare dalla precarietà alla sicurezza e forse l’acquisto della Casa definitiva potrebbe aiutarla. O almeno, questo è ciò che pensa fino a quando non dovrà scontrarsi con la realtà.
La vita, non è un film in bianco e nero, al contrario, ci presenta una molteplicità di colori e crescere non significa necessariamente seguire un percorso prestabilito, gli obiettivi e le priorità cambiano, esistono errori e cambi di programma. Forse non bisognerebbe concentrarci sulla casa perfetta in cui vivere, ma bisognerebbe capire come saper sentirsi casa. Forse non ha troppo senso pensare alla piacevolezza della metà, senza aver vissuto il viaggio.
Gaia Spizzichino in Tutto nella norma riesce a raccontarci non solo la storia di Martina, ma di un’intera generazione che ha provato a seguire le strade percorse dai propri genitori ma non ci si ritrova e non riesce a raggiungere le stesse mete.