Avete già letto il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno? Un romanzo dalle tante sfumature che potrebbe essere tranquillamente la storia delle nostre nonne o bisnonne, una storia ambientata in un passato che per alcuni aspetti non sembra così lontano dai nostri giorni, un libro che profuma di rivalsa e indipendenza.
Lavorando con forza e impegno, è possibile riuscire a crearsi la propria strada e migliorare le proprie condizioni iniziali. Ad insegnarcelo, questa volta, è una sartina di fine 800 che ci racconta la sua storia. Una vita non facile e non accompagnata da particolari agi. Orfana e cresciuta dalla nonna, eredita il mestiere di famiglia, proprio quello della sarta, un forte strumento di emancipazione che le permette una vita autonoma, seppur modesta. Di lei non conosciamo il nome, proprio a sottolineare che non si tratta di una favola ma di una storia che potrebbe aver vissuto una qualsiasi ragazza dell’epoca.
La nostra sartina ha molta forza di volontà. Impara a leggere e scrivere, sogna l’amore con Puccini e ha un solo sogno: avere una macchina da cucire, simbolo di progresso ma soprattutto simbolo di emancipazione e libertà.
É proprio il suo lavoro che le permette di sbirciare ambienti diversi dal suo e di conoscere donne diverse da lei. Personaggi e ambienti che saranno fondamentali per la sua crescita.
Il romanzo è un riflesso di una società passata con diverse classi sociali e mestieri ereditati dalle mamme e dalle nonne, ma è soprattutto una storia di donne che lottano e sanno cavarsela. Una storia di indipendenza, libertà, felicità e soprattutto emancipazione femminile