Le assaggiatrici: il volto inedito e femminile della Seconda Guerra Mondiale

Avete mai sentito parlare delle assaggiatrici di Hitler? Rosella Postorino le ha scoperte per caso, leggendo un piccolo trafiletto sul giornale nel 2014. Margot Wölk, dopo aver taciuto per anni, ha raccontato il suo segreto più intimo: essere l’ultima assaggiatrice di Hitler. Si trattava di una storia del tutto inedita che ha incuriosito la Postorino tanto da ispirare il suo romanzo, Le assaggiatrici.

Nel romanzo la testimonianza di Margot ispira la storia di Rosa Sauer. Rosa è una ragazza di Berlino che, dopo aver perso la casa a causa dei bombardamenti e aver salutato il marito per il fronte, si trasferisce dai suoi suoceri, gli unici parenti rimasti, a Gross-Partsch nella Prussia orientale. Proprio qui vicino c’è il quartiere generale di Hitler, la tana del lupo, e un gruppo di donne viene selezionato per assaggiare tutti i suoi pasti. In tempo di guerra il cibo scarseggia ed essere pagate per mangiare interi pasti, compresi di dolce, potrebbe sembrare un sogno, se non fosse che si potrebbe rischiare di mangiare qualcosa di avvelenato. E così ogni “lauto” pasto potrebbe essere l’ultimo.

Rosa, così come Margot, non ottiene l’incarico perché appartenente ad una fazione politica o seguace di una particolare ideologia, viene selezionata e costretta ad accettare il lavoro. Ogni giorno viene presa da casa sua e portata in una mensa con altre donne. Ognuna, più o meno pronta, consuma il suo pasto e per un’ora resta in attesa di scoprirne le conseguenze, analizzando ogni minimo cambiamento nel proprio corpo e sperando di arrivare al pasto successivo. 

L’autrice parte dalla testimonianza di Margot, ci racconta la sua storia ma, al tempo stesso, vuole cercare di riempire gli spazi oscuri tralasciati dalla donna. Vuole analizzare le relazioni sociali della protagonista, capire quale legame possa unire delle donne che ad ogni pasto potrebbero morire, capire come la loro vita possa colorarsi di amicizia e amore nonostante la guerra e il dolore, cerca di analizzare il confine tra bene e male, tra privilegiati e vittime.

La storia sembra chiamarci in causa o, sicuramente, chiama in causa direttamente l’autrice. Pensate che la scelta del nome Rosa sia una casualità? No, coincide con il nome di battesimo della Postorino e questo perché l’autrice vuole cercare di indagare la condizione umana in un tempo lontano e differente dal suo. Come avrebbe reagito a vivere l’esperienza di Margot? Avrebbe avuto un comportamento diverso da quello di Rosa?