Genji Monogatari, cioè “La storia di Genji”, è considerato da molti critici il primo romanzo della storia. Ed è un romanzo particolare, non solo per il taglio psicologico della narrazione. Scritto mille anni fa, racconta la vita e le avventure di Hiraku Genji. È stato scritto da una donna, Murasaki Shikibu, dama dell’entourage dell’Imperatrice Shoshi.
Quando è stato scritto, e per di più da una donna in una variante particolare del giapponese medioevale, il romanzo era al gradino più basso nella gerarchia dei generi e doveva servire come intrattenimento per la parte femminile dell’aristocrazia. Una specie di romanzo rosa ante litteram, insomma. Ma è invece un romanzo lungo (le traduzioni in alcune lingue occidentali arrivano a 1.300 pagine) e potente, un vero e proprio tour de force che costringe a prenderlo sul serio, ha spiegato alla BBC Melissa McCormick, professoressa di arte e cultura giapponese ad Harvard.
Se andiamo a guardare la versione italiana, la sua traduzione più recente (2015) è stata curata da Maria Teresa Orsi, già docente di lingua e letteratura giapponese prima all’Orientale di Napoli e poi alla Sapienza di Roma e già curatrice di un’altra opera monumentale, la traduzione sempre per Einaudi delle Fiabe giapponesi. È un capolavoro della nipponistica italiana, non c’è altro modo per definire il lavoro fatto da Orsi. All’edizione italiana si aggiungono anche le parti intitolate “La signora della barca” e “Il ponte dei sogni” che finora erano stati editi separatamente in Italia. La precedente edizione dei Millenni era stata (mal) tradotta dall’inglese per di più fatta in epoca vittoriana e quindi affatto fedele all’originale.
Invece, i molti amori di Genji lo Splendente, l’arte, la musica, la fortuna e le tragedie inaspettate, l’eleganza e la malinconia del Giappone feudale, affascinante e impalpabile, sono una delle letture più antiche e sorprendentemente moderne che possiate incontrare. C’è una dimensione universale, anche se inscindibile dal momento storico in cui la storia nasce. E il suo respiro, l’influenza che il Genji Monogatari sta avendo sulla letteratura occidentale dopo neanche un secolo è appena cominciata. Compratelo, tenetelo da parte per il prossimo Natale, se volete qualcosa da leggere per le vacanze. O magari cominciatelo anche adesso, è un viaggio che vale la pena.
«Essendo nato in questo mondo in una posizione privilegiata, non vi era nulla di cui dovessi essere insoddisfatto, ma d’altro canto non posso fare a meno di pensare di aver avuto un destino molto piú infelice di quello della gente comune. Forse ciò è avvenuto perché il Buddha voleva che mi rendessi conto della tristezza e della caducità della nostra vita. Sono vissuto ignorando volutamente questa verità e poi, giunto verso il tramonto della mia vita, ho conosciuto la piú grande delle sventure e ora che sono consapevole del mio destino e dei miei limiti, mi sento in qualche modo libero».