Georges Simenon e il personaggio disturbante di Kees Popinga, l’uomo che guardava passare la normalità

Oggi ti parlo di Kees Popinga, uno dei personaggi più complessi e inquietanti creati da Georges Simenon nei suoi cosiddetti romanzi duri, cioè quelli non legati alla figura del commissario Maigret.

Chi è Kees Popinga

Olandese, impiegato modello nel commercio navale a Groningen, Kees Popinga è metodico, rispettabile, ben integrato nella società. Georges Simenon lo presenta come un uomo ordinato, apparentemente soddisfatto, piuttosto benestante, stimato dai conoscenti e considerato un buon padre di famiglia – almeno secondo sua moglie. In una parola: mediocre. Uno come tanti. Ma nella sua vita, a un certo punto, qualcosa si incrina. O forse quel “qualcosa” è sempre stato lì, nascosto sotto la superficie.

Cosa accade ne L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon

Come molti di noi, Kees avrebbe probabilmente scrollato le spalle se qualcuno gli avesse detto che la sua vita sarebbe cambiata di colpo. Eppure… Quando scopre che il suo datore di lavoro ha truccato i conti e sta per fuggire per evitare la bancarotta, qualcosa in lui si spezza. Affiora una psiche instabile, repressa e profondamente insoddisfatta.
Kees compie un gesto eclatante – anzi, più di uno – e inizia a costruirsi una nuova identità, forse finalmente autentica, forse solo delirante. La maschera cade, e da uomo qualunque si trasforma in un evaso dalla realtà.

«Quale motivo ho di continuare a vivere in questo modo? […]
Ho continuato a essere procuratore per abitudine, marito di mia moglie e padre dei miei figli per abitudine, perché non so chi ha deciso che così doveva essere. E se io, proprio io, avessi deciso altrimenti?»

Popinga abbandona tutto e parte per Parigi, convinto di essere destinato a diventare un grande criminale. Ma quel che trova sarà oltremodo deludente e lo getterà in un abisso di delirio, ossessione e paranoia. Incalzato dagli eventi, finirà per agire in modo maldestro, tragico e patetico, verso un epilogo disperatamente triste.

Perché Kees è un personaggio disturbante

Il protagonista de L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon, è il prototipo dell’uomo qualunque che esplode sotto il peso della normalità. Non è un vero criminale, ma un individuo che cede al vuoto esistenziale quando la sua vita ordinata si sgretola.
È un personaggio tragico, ma anche inquietante: nel suo smarrimento si riflette il malessere dell’uomo moderno.
Kees si racconta di essere alla ricerca di risposte, ma in realtà fugge da se stesso. Perché la verità, forse, lo ucciderebbe.

D’altra parte «non c’è una verità, vero?», dirà al medico sorpreso di trovare vuoto il quaderno dove avrebbe dovuto scrivere La verità sul caso di Kees Popinga.

Un confronto possibile: Kees Popinga e Mattia Pascal

Un confronto. Se hai letto Il fu Mattia Pascal, certamente avrai notato delle somiglianze tra Kees Popinga e il personaggio creato da Pirandello: entrambi sono prigionieri di quella che Pirandello stesso definisce “la trappola” del lavoro e della famiglia, un’identità che incatena queste figure borghesi a una soffocante vita domestica e a una professione che non amano. Anche a Mattia Pascal è concessa un’inaspettata chance di abbandonare tutto ciò che lo opprime per ricominciare, ma gli piacerà davvero vestire i panni di Adriano Meiss? È davvero possibile ricominciare, una volta che ci si è persi?

Hai letto “L’uomo che guardava passare i treni” o altri libri di Georges Simenon?
Unisciti alla community di anobii.com, dove ogni lettore è anche narratore. Condividi il tuo punto di vista: ogni storia ci riflette, ogni lettura è un atto di consapevolezza.

Vai alla scheda libro di “L’uomo che guardava passare i treni” di Georges Simenon” su Anobii