Il premio Nobel per la letteratura, il più prestigioso (ma anche discusso) riconoscimento letterario del nostro tempo ogni anno porta con sé, oltre al nome del premiato, anche delle polemiche. In questo caso due premiati e doppie polemiche, dopo che l’anno scorso si era deciso di rinviare l’assegnazione a causa degli scandali personali a sfondo sessuale che avevano coinvolto alcuni membri dell’Accademia di Svezia e la Fondazione Nobel.
La composizione della giuria di quest’anno è profondamente cambiata rispetto agli anni scorsi proprio per superare qualsiasi eventuale polemica, ed ha prodotto un doppio riconoscimento: allo scrittore austriaco Peter Handke e alla scrittrice polacca Olga Tokarczuk. Tra gli altri il Post spiega bene e velocemente chi è Peter Handke e chi è Olga Tokarczuk (che l’anno scorso tra l’altro era a Firenze per ritirare il premio Gregor von Rezzori).
C’era però una lunga lista di candidati e potenziali vincitori “in pectore” (almeno, a sentire gli editori che spesso ci giocano sopra) per questo doppio Nobel, che ovviamente adesso sappiamo che non hanno vinto. Nomi di valore, un po’ da tutto il pianeta, che seguono anche le “regole geopolitiche” del premio Nobel, che cerca tra le altre cose di non privilegiare una singola nazione o area geografica ma che tuttavia non è un campione di parità di genere: in 116 premiati le vincitrici di sesso femminile sono state solo 15.
Chi erano i papabili? È una lista lunga: Anne Carson, Margaret Atwood, Maryse Condé, Ljudmila Ulickaja, Ngũgĩ wa Thiong’o, Haruki Murakami, László Krasznahorkai, Marilynne Robinson, Péter Nádas, Adunis, Can Xue, Gerald Murnane, Jon Fosse, Mircea Cartarescu, Yu Hua, Ismail Kadaré, Javier Marías, Milan Kundera, Yoko Tawada, César Aira, Yang Lian, Ko Un, Ernesto Cardenal e infine anche George R. R. Martin (che ovviamente nessuno si aspettava vincesse davvero). Nella lista c’erano anche i due vincitori, Handke e Tokarczuk.
La cosa interessante è come viene creata questa lista in particolare: Unibet, società di scommesse britannica che segue il mondo dello sport ma anche i premi Nobel (solo per la letteratura) si basa sulla volontà di scommettere per creare la lista e le relative quotazioni. La lista può sembrare lunga ma, considerando le dimensioni del mercato letterario mondiale e il fatto che il premio Nobel sia un premio alla carriera, in realtà non lo è per nulla. In più, dal nostro punto di vista, si può anche notare che non è presente alcun italiano.
La doppia vittoria ha lasciato così molti candidati “orfani”. Pochi giorni dopo e in qualche modo è intervenuto il Booker Prize, che è invece un premio letterario non alla carriera ma assegnato al miglior romanzo scritto in inglese e pubblicato in Gran Bretagna e nella Repubblica d’Irlanda nel corso dell’anno. Il premio è molto prestigioso e ha il vantaggio, dal punto di vista degli autori, non solo di premiare il romanzo e non la carriera (quindi è papabile anche per autori più giovani o esordienti) ma di offrire anche una rosa di finalisti che offre una buona dose di visibilità e prestigio. Un po’ come essere finalisti candidati all’Oscar, per intendersi.
Una particolarità che getta secondo me luce sul fatto che il premio di quest’anno sia sostanzialmente un premio di consolazione: da quando è nato, nel 1968, il Booker Prize è stato assegnato due volte lo stesso anno solo nel 1974 e nel 1992. Le regole poi sono state cambiate proprio per evitare questa situazione di “doppio vincitore”, ma i giurati quest’anno hanno deciso di ignorarle e assegnare lo stesso due premi. La spiegazione del presidente della giuria, Peter Florence, è stata che i due romanzi in questione “dovevano assolutamente vincere”.
Si tratta di The Testaments di Margaret Atwood (è il seguito del Racconto dell’ancella, già tradotto in Italia) e di Girl, Woman, Other, romanzo scritto in versi sciolti di Bernardine Evaristo. La Atwood aveva già vinto nel 2000. L’anno scorso invece aveva vinto un’altra donna, Anna Burns, con Milkman. Un premio di consolazione, forse, ma anche un riconoscimento di primaria grandezza e tutto al femminile.